Quando assieme al mio prode compagno di concerti Mene, in sella alla mia fedele Toyota nera come la pece, raggiungo dopo trascendentali imprese alla ricerca di un parcheggio Le Mura, si son fatte quasi le undici. Signore, dimmi che il concerto non è cominciato. Dimmi che non è cominciato, dimmi che non è cominciato. Perché il venerdì sera devo staccare così tardi da lavoro?
Il concerto non era cominciato. Mi viene lasciato il tempo di fumare una sigaretta prima che i Cupe Vampe attacchino a suonare. Presentano il loro nuovo mini-ep Il Potere Del Digiuno, ed una piccola (forse troppo piccola) folla è lì ad assistere. Sulle prime note arpeggiate credevo di assistere ad un concerto dei Neurosis, ma improvvise digressioni noise alternate a confortanti dilatazioni post-rock mi hanno fatto desumere tutt’altro. Ma dopo questa introduzione strumentale i Cupe Vampe si sono dimostrati il gruppo rock che, memore degli ascolti precedenti, aspettavo di trovarmi di fronte. Un graffiato mugolio rock cupo e viscerale dal quale è difficile riemergere, un immediato momento di fusione tra musicista e strumento che desta gli animi assopiti e che, per qualche secondo, mi fa dimenticare il versamento di sangue sul mio dolorante ginocchio destro. Particolari meriti per la buona riuscita del concerto vanno al batterista, semplicemente da me definito con termini del calibro di “bestia” e “macchina”. Ha tenuto ritmiche mostruose, ha pestato come un dannato, e in alcuni momenti sembrava che tenesse da solo il concerto. Per citare il nuovo disco dei Verdena o un’esclamazione tipica di Paperino & co.: WOW!.
A seguire salgono sul palco gli Atome Primitif, giovane band nostrana in piedi dal 2007 che ha all’attivo un disco uscito lo scorso anno (Three Years, Three Days). Loro, a mio avviso, sono una cosa davvero grande, e davvero bella. Ammetto di non averli mai ascoltati su disco prima di incontrarli a Le Mura venerdì sera, eppure dopo il concerto sono stato totalmente soggiogato ed infatuato dalla loro potenzialità (inespressa, a causa di problemi tecnici: roba di volumi, roba per fonici). Perché non gli ha detto bene nulla a questi poveri ragazzi: prima il batterista non sentiva la chitarra, poi non sentiva il basso, poi la voce della cantante scompariva improvvisamente dalla sala, poi il volume delle basi al pc oscurava prepotentemente il resto della band. Purtroppo hanno suonato poco, una mezz’oretta, per poi dare forfait. Un peccato, perché la loro miscela trip-hop/post-rock, nei pochi momenti di chiarezza durante la performance, ha funzionato, eccome! In particolare sono stato colpito dal gusto per gli arrangiamenti, da alcune linee di basso dub che rimandano ai primi Massive Attack e, infine, dalla splendida voce alla Beth Gibbons di Azzurra. Forse è un po’ acerba, forse è ancora troppo fresca, forse deve imparare ancora a gestirla per bene. Forse è stata colpa solamente della serata no, e basta. Fatto sta che mi sono innamorato degli Atome Primitif, che nonostante tutto mi sono apparsi come una delle cose più belle ed interessanti accadute fino ad ora a Heroes. E provvederò immediatamente a rimediare il disco.
Poi, come per tutte le cose, arriva la fine. Ma tra due settimane si ricomincia, con i Mug. Sempre a san Lorenzo. Sempre a Le Mura. Sempre Heroes.