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Are We Real?: Il Piccolo Dirigibile Giallo

settembre 18, 2011

Are We Real?

Il Piccolo Dirigibile Giallo

folk, lo-fi

In parole povere: questo disco è bellissimo.

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Prendete due ragazzi di diciott’anni. Fatto? Chiudeteli in una stanza con un computer ed un po’ di strumenti. Fatto? Lasciateli lavorare finchè non sentirete la porta che si riapre. Fatto? Bene, probabilmente vi trovate davanti ad un piccolo capolavoro.

La scelta/necessità del lo-fi è senza ombra di dubbio quella vincente a diciott’anni. Sicuramente più immediato, più fresco, più vero, è un metodo di registrazione che permette di trasferire immediatamente su disco/vinile/cassetta/mp3 tutte le emozioni e le intenzioni di un giovane artista. La giovinezza, spontanea come un brufolo, si manifesta da subito per quello che è, a causa degli scompensi ormonali subiti pochi anni prima che faticano a ritrovare il giusto equilibrio (bisogna aspettare un bel po’ di tempo, in realtà l’adolescenza dura fino ai 30 anni). Così è per gli Are We Real?.

Il Piccolo Dirigibile Giallo (giallo come il sottomarino dei Beatles) è un concept album, trattasi delle esperienze vissute su di un (non indovinerete mai) piccolo dirigibile giallo e delle conseguenti riflessioni che il viaggio, come tutti i viaggi, ha portato con se. Uno schema classico, un topos artistico che da millenni si manifesta, a volte concedendo interessanti spunti, a volte fallendo miseramente in banalità e vecchi cliché. Ma non in questo caso.

Un viaggio che, dantescamente, comincia dal sonno. Onirico sì, ma al contempo estremamente reale grazie alle minuziose descrizioni dei paesaggi. Un viaggio schopenhaueriano, perché la noluntas è l’unica direttrice del viaggio: l’ascesi, il rifiuto della volontà figurato dal vento che indirizza, gestisce il viaggio, cullando il dirigibile in giro per il mondo. Un viaggio alla scoperta del mondo e, come nel miglior romanzo di formazione, alla scoperta del proprio io e poi, più in generale, del senso stesso della vita. Un viaggio che porta con se tante domande, a cui non può essere però data risposta. L’unica consapevolezza raggiunta durante l’atterraggio è che il viaggio non deve terminare. Il percorso è lungo, deve continuare, le domande da porsi sono molte, e le risposte le avremo, forse un giorno, ma certamente non in questa vita. Perché? Perché in fondo non sappiamo se siamo reali, e così non possiamo sapere se questa vita è la realtà. Questo, mi sembra, sia il concetto che cerca di esprimere il duo di udine.

Una storia raccontata a suon di schitarrate folk, un progetto che per arrangiamenti (ma anche per tematiche) ricorda con una certa immediatezza i Neutral Milk Hotel di In The Aeroplane Over The Sea. Un disco evocativo, pieno di immagini, registrato coi piedi e col cuore. Un disco che lascia qualcosa oltre alla musica, molto più di qualcosa. E questi due hanno diciott’anni. Tutta una vita davanti, reale o fantastica che sia.

WordPress della band con tutte le info sul disco e sugli ep, con annessi link per il download: http://arewereal.wordpress.com/